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10 tipi di fisioterapista che potresti incontrare oggi stesso

1)      Il neolaureato. Si sente fortissimo, le terapie gli sembrano quasi tutte più facili di quanto credesse, si impegna molto e accetta qualunque paziente in qualunque parte del mondo.
Essendo fresco di studi  considera sullo stesso piano diagnostico una patologia rarissima e una frequentissima.  E’ il motivo per cui spesso ci azzecca, rispetto a colleghi più esperti. Quello, e l’entusiasmo, lo rendono invincibile… fino al primo corso di approfondimento, quando cade nello sconforto della vastità di cose da sapere.

2)      L’”arrivato”. Ogni volta che lo incontri, lascia intendere di essere la massima autorità nel campo si cui si sta occupando in quel momento, anche se se ne occupa da due mesi. Spesso parla lasciando cadere briciole di sapienza che  spera tu raccolga -per il tuo bene-. Due mesi dopo, lo riincontri e si sta occupando di tutt’altro, in cui comunque è già diventato formatore di medici e professori. E così via.  E’ insopportabile, ma spesso è bravo davvero,  e i pazienti lo adorano.

3)      Il casuale. Voleva fare il fioraio, ma suo padre è medico e quando ha visto che non era portato per la medicina gli ha “suggerito” una via alternativa. E’ molto tecnico e metodico, ha macchinari di ultima generazione, partecipa a convegni e non di rado pubblica. Non è molto popolare tra i colleghi, e a torto, perché la ricerca in buona parte si basa su quelli come lui.

4)      Il tranquillo. Non si aggiorna se non il minimo sindacale, lavora sodo, sorride sempre, capisce più la natura umana che la patologia, e con questa saggezza pratica fa grandi cose.  Non brilla, ma è il silenzioso zoccolo duro che manda avanti l’Italia, in qualunque campo.

5)      L’entusiasta. Vorrebbe studiare tutto, fare corsi di tutto, andare dappertutto. Si interessa di mille argomenti, e in quasi nessuno diventa un esperto. Spesso fa altre tremila cose oltre alla fisioterapia, quindi è cronicamente a corto di denaro e di tempo. La sua forza sono dei lampi di genio occasionali, e un rapporto privilegiato con ogni paziente.

6)      Il monotematico. E’ il contrario del precedente: riconosce una sola tecnica, spesso l’ha inventata lui dopo anni di studio, e la considera al di sopra di tutto. Panacea di ogni patologia, redenzione di ogni deformità, formazione superiore ad ogni altra. Pubblica, presenta, partecipa a convegni, insegna. E’ dappertutto, e per tutto ha una risposta. E’ molto utile, perché sebbene la maggioranza dei fisioterapisti utilizzi più tecniche, ognuna deve essere presentata con la stessa convinzione, altrimenti è approssimazione.

7)      Il disilluso. Dopo che altri gli hanno copiato le idee, i raccomandati gli hanno rubato i posti che gli spettavano, i medici hanno dirottato i pazienti adorati, e le tasse gli hanno assottigliato ogni risparmio faticosamente accumulato, si è lasciato vincere dallo sconforto, e ha deciso di fare solo il minimo. Ora lavora senza entusiasmo, spesso in un unico ambiente, e si dedica con più attenzione alla sua vita privata.

8)      Lo stakanovista. Non si ferma mai, è concentratissimo sul lavoro e costante nella formazione. Spesso è un fisioterapista sportivo. Ha una terapia dietro l’altra, più una squadra da seguire, più una scuola di vela (tennis/ parapendio ecc) da formare, più il convegno a Munderlich (o altro posto impossibile da pronunciare e raggiungere), più il master in polpologia applicata. Trova anche il tempo di avere una famiglia e di fare una consulenza telefonica, se ci scappa. Se gli chiedi come fa, ti dice che “è solo questione di organizzazione” ma dopo anni di attenta osservazione posso dire che è proprio il Tempo, che  per lui fa un’eccezione e vale doppio.

9)      Il romantico. Ha preso fisioterapia perché voleva avere a che fare con cose dal nome affascinante come “sternocleidomastoideo” o “Sindrome di Ehlers Danlos”. Studia per amore, sottovaluta la propria preparazione, e diventa esperto di cose astruse che altri non tratterebbero mai. E’ spesso morbido e accogliente, parla in modo rassicurante e forbito, i pazienti si mettono nelle sue mani senza timore e i colleghi -nei rari momenti in cui decidono di occuparsi di loro stessi-  vanno da tipi come lui. Finché non molla tutto per andare a fare terapia agli gnu nelle steppe del Serengeti.

10)   L’assente. E’ il collega espertissimo che stai cercando da mesi per fare un corso/chiedere una consulenza/mandare un paziente/organizzare un convegno, purtroppo all’ultimo momento non è potuto venire. Nessuno sa che faccia abbia, se esista davvero, e se la tecnica che ha inventato sia davvero una tecnica fisioterapica e non, piuttosto, un nuovo sofisticato linguaggio in codice per spie.



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