Due anni fa di questa stagione prendevo in carico in terapia domiciliare la paziente A, una bella donna di quasi 60 anni, dall’ aspetto curato (anche se lei si scusò subito: “sono in condizioni disastrose”) A. era in sedia a rotelle, con la quale si muoveva con una certa disinvoltura nella sua casa dagli ampi spazi. Vive tutt’ora in campagna, adora le piante, suo marito è un abile tuttofare, la vicina è sua sorella e sono molto unite. Ha una neuropatia periferica dovuta al diabete, che ha reso necessaria l’ amputazione della gamba sinistra (il moncone arriva a metà coscia). Quando l’ho vista per la prima volta non aveva ancora mai provato a camminare con i deambulatori antibrachiali (le “stampelle”) e le chiesi il perché, visto che sembrava in forma. “Non è vero, sono ingrassata molto, e poi ho paura. ” Quando un terapista sente queste parole, sa di non potersi fidare: i pazienti usano il termine paura per indicare una gamma estremamente variegata di sensazioni , che
Dottoressa Chiara Filippini