Da ormai parecchi anni tratto una walchiria di 92 anni. Emigrata dalla Lituania tedesca all’età di 14, ha vissuto in Italia per quasi 60 anni. Ciononostante, ha ancora l’accento crucco, parla in tedesco con i figli, e i generale con il tedesco sembra trovarsi sempre più a suo agio che con l’italiano. L’ho presa in carico dopo una protesi d’anca, e non l’ho più lasciata. Sebbene io sia più propensa ad indirizzare ad altri i pazienti dopo qualche tempo (trovo che cambiare approccio e mani, dopo un po’, sia indispensabile ), lei non mi ha permesso di mandarle un collega. Succede a tutti noi. Ormai è diventata una terapia reciproca, e senz’altro anch’io non potrei più farne a meno. La sua storia clinica è lunga e complessa (92 anni, che vi aspettavate?!) ma ve la risparmio. Vi dirò solo che soffre da anni di TIA, che si manifestano talvolta con una pericolosissima perdita di coscienza (cade improvvisamente , causa delle fratture dell’anca 10 anni fa), talvolta con degli innocui ma