Oggi vi voglio raccontare del paziente con due culi.
Per capire di cosa parlo dovete sapere che a Novembre ho
terminato il Corso di Perfezionamento in Uroriabilitazione, ovvero di riabilitazione
del pavimento pelvico. Naturalmente era previsto un tirocinio nell’ottimo ambulatorio
di urodinamica di Tor Vergata, dove afferiscono pazienti di ginecologia, urologia
e chirurga prostatica e proctologica. Insomma, ci si occupa tutto quello che
non va nelle parti intime della gente: incontinenze, prolassi, esiti di
chirurgia, e altre amenità.
Direte: “Devi essere pazza per specializzarti nel perineo”.
Eh, forse sì.
Comunque, un bel giorno di tirocinio arriva tra gli altri un
paziente di ca 65 anni, simpatico, operato per una fistola all’ano (i più sensibili
abbandonino la lettura, prego) .
Il paziente in questione, che chiameremo Agilulfo, è stato 7
(sette!) volte in visita dal proctologo che lo ha operato, in quanto lamenta delle
sequele non accettabili dal chirurgo, ovvero la presenza di due orifizi anali.
Comprensibilmente, il medico lo manda prima in un posto irripetibile, poi da
noi con la prescrizione di riabilitazione del pavimento pelvico, specificando
(cito testualmente) “che l’operazione è riuscita perfettamente, e il paziente è
guarito”.
La coordinatrice del reparto me lo gira con un bel sorriso e
un possibilista “Pensaci tu”.
Mi presento, e mi metto ad ascoltare la sua storia:
"Dottoressa, ho due culi"
"In che senso, scusi?"
Sostanzialmente, benché
guarito, Agilulfo quando si lava sente due orifizi, un’evenienza-converrete-
quanto mai incresciosa.
Lo visito.
“Agilulfo, io non vedo nulla che non va. “
“E’ quello che mi dicono tutti” (dice abbacchiato e un po’ risentito)
C'è solo una cosa da fare.
“Abbia pazienza (gli porgo un guantino) mi faccia capire”
Mi fa capire. “Ecco, vede (ora dovete immaginare il paziente sdraiato di fianco, imbarazzato ma risoluto, e me altrettanto risoluta che controllo le sue mani mentre mi illustra il problema)… con decenza parlando, quando
passo da qui mentre mi lavo, sento un buco, quando passo da di qua ne sento un
altro.”
MA CERTO. Lo aggiro e con un sorriso rassicurante annuncio:
“Agilulfo, ho capito tutto.”
Tolgo i guantini, prendo un foglio e una penna e disegno un
colon retto (pare una nuvoletta) e un anello con due freccette:
“Allora, quando lei si lava passando da qui, il dito va a
finire nella porzione di retto non operata, dove lei ha sensibilità normale.
Quando passa da di qua, aggira questa vecchia cicatrice emorroidaria, e trova all’interno la
cicatrice dell’operazione, dove la sensibilità è alterata. Ricorda il giochino
in cui si intrecciano le dita e ad occhi chiusi le si fa scorrere su un dito
dell’altra mano, e sembrano due perché la percezione è ingannevole? E’ la
stessa cosa, solo che siamo… ehm… nel suo ano.”
Tace. Guarda il disegno. Dopo qualche secondo mi guarda e si
illumina.
“Ma certo!... Come sono sollevato! Ma tu pensa, nessuno mi
aveva mai spiegato… entro con due culi, ed esco con uno! Lei mi ha restituito
alla vita.”
A volte il mio lavoro è veramente surreale.
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