Normalmente mi sentirete parlare bene dei pazienti, dei caregivers (coniugi, figli o genitori che si occupano del malato), e delle figure più o meno silenziose che rendono tollerabile uno stato di bisogno.
Oggi,no.
Per spiegarvi il motivo devo dirvi cos’è una nutrizione enterale.
Se siete impressionabili, fatevela passare perché fa molto meno schifo di altre cose.
Prendo uno stralcio dell’ottima guida dell’Istituto Clinico Humanitas:
“La nutrizione enterale (NE) permette di nutrire artificialmente, attraverso una sonda, tutti coloro che per diversi motivi (anoressia, stenosi o fistole digestive, difetti di deglutizione, ecc.) non possono essere alimentati adeguatamente per via fisiologica.
Si chiama artificiale perché vengono utilizzate delle miscele nutritive preparate artificialmente con quantità standardizzate di proteine, glucidi, lipidi, sali minerali, acqua, vitamine e oligoelementi che possono soddisfare totalmente i fabbisogni metabolici dell’organismo.[ …]
La NE può essere effettuata attraverso:
- sondino naso-gastrico (fig. 1)
- sondino faringostomico (fig. 2)
- sondino gastrostomico (fig. 3)
- sondino digiunostomico (fig. 4)
Di fatto, si tratta di fare un buco in una delle vie d’accesso alla “strada del cibo”: tutti avete visto un sondino naso-gastrico, la faringostomia è un buchino in gola (da non confondersi con la tracheostomia che serve per respirare) , la gastrostomia è un buchino nella pancia sotto le costole a sinistra (o a destra, per la digiunostomia) .
In questi forellini fatti dal chirurgo viene applicato un tubo flessibile con una valvola per inserire il cibo senza rischi.
Naturalmente è un tubo speciale, deve essere a tenuta stagna, ben protetto per non portare infezioni, e deve essere maneggiato con cura.
Siccome il cibo non passa per la bocca, dove verrebbe masticato e inzuppato di enzimi utili alla digestione, si deve adoperare un cibo speciale, già frullato, facile da digerire e pieno di vitamine.
Lo si trova in sacche come questa (quella a destra):
Oppure, con le siringone senza ago si inietta piano piano direttamente nel tubo, anche se aumentano i rischi di infezione.
A casa però, molti pazienti, anche per ragioni economiche, preferiscono frullare il cibo “normale” e somministrarlo come quello artificiale, con sacche o siringhe.
Ora.
Ci sono indicazioni di pulizia e cautela speciali per non veicolare malattie tramite quella che di fatto è un’autostrada per i microbi.
Ma soprattutto, non si può pensare che un vecchietto provato da medicinali, dalla presenza di altri tubi (catetere, tracheostomia, colostomia ecc), da un’operazione magari al cervello, dalle piaghe da decupito o so cos’altro, possa mangiare
La lasagna.
Tu, figlio di paziente, che mi dici soddisfatto “sai oggi nella pasta ho messo anche il parmigiano” , quasi ammiccando per vedre cosa ne penso… ma io cosa ti dovrei dire??
Il gusto non si sente. E' come dare l’amatriciana ad un bambino di 6 mesi.
NON SI PUO’ FARE.
Chissà se riuscirò a spiegarlo senza dare di matto.
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